DIARIO – 2018.04.18
Mathias è il figlio quindicenne dei miei amici di Delmas 48, che a mia richiesta pazientemente mi ospitano. Parliamo di molti argomenti. La madre è particolarmente colpita dal divario culturale con il figlio: la diversa sostanza delle relazioni umane, soprattutto. Mi spiega, e siamo a Haiti, che dopo i social tutto è cambiato. I ragazzi hanno cambiato interessi.
– Secondo te sanno chi è Dostoevsky?
– Non sanno neanche chi erano i Beatles! Non sanno chi erano Stalin e Che Guevara!
– Non sanno niente?
– Sanno altre cose.
– Secondo te vivranno meglio o peggio, a causa di questo?
Compare Mathias. È un ragazzo molto carino e a modo. La madre si informa dell’andamento scolastico.
– Mathias
– Dimmi Janusz
– … a te piace leggere?
– Leggere cosa?
– Mah, libri.
– …
La morte dei libri è definitiva? Cosa è morto, esattamente? A me preoccupa soprattutto questo: chi aiuterà i giovani di domani a formulare le loro domande? È compito della nostra generazione sostenere la successiva, permetterle di stendere le ali e partire verso mete che noi non vedremo mai. Mi prende alla gola un pessimismo ingiustificato, dovuto alla apparente morte della cultura umana, come se noi sapessimo, senza poterli avvisare, che atterreranno in terre senza domande, senza ironia, senza profondità, senza modelli emotivi articolati: terre bruciate, inospitali, psichicamente inadatte a una buona vita. Grazie a Dio è solo l’invecchiare che mi rende noioso e cupo. Non è vero. Non è così. C’è nell’essere umano una pasta vitale che si ripresenta vergine con ogni nuova vita. Non fosse così, non avessero anche loro uguale accesso alla felicità, saremmo dei pazzi a illuderli. Dovremmo chiedere perdono , lasciare a se stessi il giovane Mathias, le migliaia di giovani per i quali lavoriamo alla Gonave.
———————————-
Good morning all.
Presentations.
Patrick Fequiere is the owner of the leading solar energy and water treatment company in Haiti.
Eugenio and Gabriele Caoduro are the owners of HPS, specializing among other things in solar energy pump drives.
You are all friends and much loved partners for me.
Patrick is interested for his customers in the drives we GasMuHa just received.
Now you are in contact. I wish you good business 🙂
———————————-
Nicola Martino è un imprenditore importante ad Haiti. Mi riceve in uno dei suoi stabilimenti, a sud della capitale. I capannoni si estendono per centinaia di metri. Dappertutto vedo merci, operai intenti a caricare o scaricare qualcosa. Mi parla in un italiano apprezzabile per uno che non ha niente a che vedere con l’Italia da sessant’anni prima di essere nato: il nonno è arrivato qui a Port-au-Prince, per qualche strano giro delle circostanze, all’età di dieci anni, tre generazioni fa.
– Dalle montagne, a est di Napoli.
L’ufficio privato è pieno di fotografie di famiglia. Riconosco lui ragazzo, lui sposato, lui con la figlia, il figlio Nicola. Due o tre immagini del padre. Un anziano arrivato, sereno.
– Anche mio padre era Nicola. È il nostro nome che si ripete.
Avverto una smisurata umiltà, fierezza, in quest’uomo. Il quale si esprime senza fretta, scegliendo ogni parola, aiutandosi ora col francese ora con spagnolo, inglese e creolo, per mettere in fila discorsi che devono essere fatti subito bene, con precisione, perché non ti puoi permettere di sprecare la vita.
Prende un foglio. Disegna la repubblica haitiana, la Gonave.
– Tu dove sei?
– Qui, a nord.
– …
– Qui c’è il mare. Sulla costa, il villaggio di Source-a-Filip, poi il nostro, poi Deux Baleines, poi Sylvestre, e via dicendo.
– Lo Stato è presente? – domanda, come se io fossi il primo ad aver visto l’altro lato della luna.
– No. Nulla.
– Nulla?
– Beh. Niente strade. Solo piste di roccia. Niente polizia, acqua, elettricità, servizio sanitario…
– E tu vivi lì.
– Vivevo. A ottobre mi sono sposato. Adesso sto più in Italia.
– …
– Comunque ci passo del tempo. Ho una base attrezzata. Una dozzina di dipendenti.
Gli spiego il progetto.
– Ecco. Qui e qui, due pozzi.
– …
– Portiamo l’acqua ai villaggi. Così, così.
– …
– Poi colleghiamo i due pozzi. Se uno si secca, abbiamo ancora l’altro.
– …
– Poi pomperemo l’acqua salmastra sulle colline.
– Salmastra? – chiede stupito.
– Per gli animali. Pensa che al nostro abbeveratoio vengono anche da dieci chilometri, con greggi importanti. La possibilità di abbeverare senza fatica ha già moltiplicato gli stock di animali. L’acqua salmastra, che gli animali bevono senza problemi, ha già moltiplicato la loro ricchezza.
Nicola Martino III fa domande molto acute. In dieci minuti ha capito quello che al villaggio ci metto giorni a spiegare.
– La gente che mangia?
– Riso, manioca, cipolle, pesci.
– …
– C’è la fame, Nicola.
– …
– Una parte della popolazione mangia regolarmente terra – faccio il gesto di raccoglierla, mandarla giù, a palmo aperto.
– La terra!
Nicola è scosso.
– Come è possibile …
– Considera che ti sto parlando del mio villaggio, che non è il più povero. Quelli accanto stanno peggio!
– … stento a crederci!
(Curiosamente, ad Haiti, per la classe dirigente, gli ultimi sono un oggetto misterioso, del quale non pervengono notizie. Si vive in difesa, in enclave protette: da violenza, ignoranza, sporcizia, malattie. Degli ultimi si conosce bene il prezzo, per utilizzarli. Un prezzo talmente misero da svegliarti la notte e toglierti il sonno. L’ignoranza verso gli ultimi è condivisa da quasi tutti i cooperanti, ben stipendiati dalle missioni internazionali. Soltanto i volontari si frammischiano alla gente semplice, perché arrivano qui armati di una premessa personale di gratuità).
Esplorato con me il terreno, Nicola Martino ha già capito che servigio mi aspetto da lui. Mi venderà i suoi prodotti, indispensabili per gli acquedotti, a prezzo di produzione. Ci farà risparmiare delle belle somme. Non metterà danari di tasca sua, però rinuncerà a un guadagno certo.
Quando ci salutiamo, ribadisce di volermi dare tutto l’appoggio possibile. Condividiamo l’idea che ci sia qualcosa di sacro nel servire gli ultimi. In un’ora di incontro, Dio lo ha nominato lui, una sola volta, a voce bassa, come uno che sente di doversi lavare la bocca per farlo.
———————————-
Il Pastore Daniel è un altro imprenditore della zona. Mi ci manda Nenè.
– Abbiamo studiato insieme, Anouch. Siamo andati negli Stati Uniti insieme.
– …
– Abbiamo condiviso tutto. Puoi aprirgli i libri.
– …
– Se fosse interessato a entrare in società, sarebbe una fortuna per noi.
È un uomo poco appariscente, che dirige un impero liquido: produce acqua trattata e bibite, le quali, in un paese dove fa caldo per dodici mesi, si vendono da sole.
– A una condizione. L’acqua deve essere buonissima, avere un gusto gradevole.
Il pastore, parte religione e parte business, è più commerciale di Nicola Martino. Sento di aver conosciuto un uomo carino, dall’identità meno netta dell’altro. Non ho avvertito il senso del sacro, l’assemblea eucaristica, che è stata forte e chiara durante il colloquio con Nicola. Comunque, anche il pastore farà ogni sforzo per agevolare i nostri progetti.
———————————-
La giornata è stata lunga e fruttuosa. Il signor Mangnan, vecchio autista dell’aeroporto, ha sopportato imprevisti, deviazioni, riunioni. Sua moglie lo ha già chiamato due volte. Dove sei. A Tit Goave. A che ora torni. Non so. Dipende dal bianco. Adesso dove sei. Eccetera.
Corriamo sulla statale #1, senza illuminazione. Bimbi e cani compaiono dal buio, ci scansano appena in tempo. Una nuova notte ha inghiottito un’umanita brulicante.
– Mr. Mangnan, non dovrebbe piovere in questo periodo?
– In teoria sì. Soprattutto a maggio. Fin qui non si è visto quasi nulla.
Se è vero qui, dove c’è una bella vegetazione, figuriamoci alla Gonave, che è interamente disboscata.
Mangnan ha fretta di portarmi a destinazione e rientrare. Anche io ho fretta. In hotel, quindici dollari la stanza, ne riempiremo una dei nostri preziosi acquisti di pannelli, batterie, martelli pneumatici, pale, raccordi e secchielli. Domattina arriva Johnny per scortarli con la barca grande, mentre io e Herby rientreremo al villaggio in fly boat.
A Miraguan resteremo chiusi in hotel. Dopo Port-au-Prince credo sia il luogo più fetido, dove è più facile finire accoltellati in un vicolo.
———————————-
Janusz Gawronski, dall’isola della Gonave, Haiti